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Perdersi a Venezia per trovare Venezia.
Rodolfo Bevilacqua e Riccardo Bisazza sul passato e il futuro dell’isola.

5 ottobre 2020, Ristorante Adriatica, Fondamenta Zattere Al Ponte Lungo, 1412
Parole di Claudia Malfitano
Immagini di Carlotta Santini

Venezia può sembrare un pesce in mezzo alla laguna vista da una certa distanza. Ma più ci avviciniamo più ci rendiamo conto che abbiamo a che fare con un labirinto più che con una figura definita.

Chi la conosce da tempo sostiene che per capirla sia necessario lasciarsi sopraffare abbandonando ogni convinzione sensata in altri contesti e perdendosi nelle sue nebbie.

Rodolfo Bevilacqua della Tessitura Luigi Bevilacqua e Riccardo Bisazza della Fornace Orsoni 1888, hanno accettato tempo fa questo patto di fiducia con la città, e condividono con noi come attraversare il labirinto, tornando indietro per andare avanti.

In alto a sinistra: Rodolfo Bevilacqua, Tessitura Luigi Bevilacqua e Riccardo Bisazza, Fornace Orsoni Venezia 1888

Come siamo arrivati ad oggi.

 

Rodolfo Bevilacqua: Sono cresciuto a pane e tessitura perché da mio nonno a mio padre, è sempre stato: “velluti, broccati, damaschi e lampassi”. Però io ho deciso di seguire un percorso diverso, anche se sapevo che ad un certo punto della mia vita mi sarei ricongiunto con la tessitura…quindi ho intrapreso gli studi di giurisprudenza a Padova e la professione di avvocato mi avrebbe consentito poi ad un certo punto di dire: “faccio anche qualcos’altro se ne ho voglia”.
Mi sono trovato catapultato nell’azienda di famiglia nel 1993 e ho dovuto raccogliere un po’ di cocci; con l’aiuto di mio cugino Mario, siamo riusciti a tenerla in piedi e ricomporla chiudendo tutti i boccaporti…mettendo ogni tanto il periscopio fuori e abbiamo deciso di puntare la rifondazione dell’azienda sulla tessitura a mano e pian piano l’abbiamo rimessa in funzione saltando pericolosamente una generazione di tessitrici – dalle sessantenni alle ventenni. É stato un percorso difficile, però siamo riusciti a riportare la Tessitura a livelli di assoluta eccellenza. Dobbiamo ancora migliorare, dobbiamo fare tantissime cose ancora perché per noi la ricerca è ritrovare le più raffinate tradizioni del passato. É quello su cui stiamo lavorando, e su cui non finiremo mai di lavorare.

 

Riccardo Bisazza: La conosci la mia storia tu?

 

Rodolfo Bevilacqua: La tua storia personale? No, raccontamela.

 

Riccardo Bisazza: Io nasco nel mondo del mosaico…sono cresciuto a pane e mosaico! Azienda di famiglia che crea una società che fa mosaico, diverso da quello che fa Orsoni, un mosaico più industriale. Io ci arrivo per le mie vicissitudini scolastiche: sono stato un po’ monello! Mio padre, oltre a farmi passare le estati ad archiviare in azienda, mi dice che c’è l’opportunità di fare una produzione all’estero e mi chiede di andare. Io, che avevo già cominciato a lavorare in Bisazza dico sì, perché dovevano essere tre-quattro mesi. Vado quindi in India, e lì ci sto per più di tre anni. Poi mi trasferisco nelle Filippine per altri tre anni per fare un atelier di assemblaggio di mosaico e poi, con la scissione dalla famiglia Bisazza, l’uscita di mio padre e la costituzione del Gruppo Trend, vado in Malesia per altri due anni. Rientro in Italia e faccio il percorso dalla produzione alla ricerca e sviluppo, dalla ricerca e sviluppo a responsabile operativo, poi Managing Director e alla fine arrivo a Venezia 4 anni fa e, pur conoscendo la Orsoni, avendola vista quando l’abbiamo acquisita nel 2003, non mi sono reso conto di tutta la storia che c’era dietro.
Mi innamoro di Venezia e della fornace, mi viene in mente un’idea, presento un progetto al Board che viene accettato e partono i miei quattro anni dove ricerco come un’azienda storica può crescere nella tradizione ma deve evolvere nell’innovazione. Un bilanciamento sulle attività di crescita dell’importanza della tradizione, come fai tu Rudy, ma cercando anche di capire come evolvere e cambiare, dando un aspetto contemporaneo ad un artigianato che ha delle bellissime unicità ma che oggi devono essere meglio valorizzate.
Il mio impegno ed obiettivo è quello di conservare ed implementare quella che oggi è la realtà Orsoni Venezia 1888.

In alto a sinistra: dettaglio di Ristorante Adriatica, Il Palazzo Experimental
In alto a destra: Rodolfo Bevilacqua, Tessitura Luigi Bevilacqua

 

Rodolfo Bevilacqua è avvocato ed ha esercitato, ed esercita tutt’ora, la professione legale. Prima consigliere poi, dal 1993 fino ad oggi, presidente dell’azienda di famiglia la Tessitura Luigi Bevilacqua che conduce con grande dedizione. Inoltre è un grande appassionato e collezionista di tessuti d’arte.

Il patrimonio culturale per i posteri. 

 

Rodolfo Bevilacqua: E’ una responsabilità assai onerosa. Prima di tutto bisogna conservare e farlo in modo organizzato perché non sempre ti rendi conto che quello che stai facendo sarà tramandato. Quando ragioni in termini di archivio, pensi all’archivio storico…si ma in questo momento sei tu che fai la storia e non sempre ne sei consapevole di stare tramandando qualcosa. Più riscopri del passato e più lo assimili e capisci, e meglio riuscirai a tramandarlo. Perché tramandare è conservare ma anche riscoprire. Se poi riesci anche innovare, meglio così. Ma la vera innovazione è la riscoperta di quello che magari è stato trascurato nel passato, chessó agli inizi del 900 quando la tessitura era evoluta, veniva lasciata perdere un certo tipo di lavorazione particolarmente complessa e complicata perché rallentava la produzione, invece adesso il ragionamento è diverso: c’è sempre l’esigenza di produrre di più, però il più bello resta il più bello!

 

Riccardo Bisazza: Io penso che noi siamo, nell’attività che facciamo e nella responsabilità che abbiamo, solo di passaggio. Non siamo noi che facciamo la storia, la storia c’è, noi siamo in un periodo in cui non dobbiamo distruggerla perché ne abbiamo la responsabilità e, al passo con i tempi, capire come queste attività artigiane non devono solo sopravvivere, ma vivere bene dandogli valore. Siamo in un momento in cui c’è un’altissima considerazione del fare, del fatto a mano, dell’artigianato, della qualità.
Sarebbe quindi un peccato, come dice Rudy, non riprendere quello che c’è stato in passato perché ha un valore: togliamogli via la polvere, perché ce né tanta sopra, non serve stravolgere, si deve continuare a riprendere quello che si faceva come storia e dargli una contemporaneità. Per me c’è un’attenzione nell’andare a riscoprire le cose, trattarle bene, perché hanno già un valore intrinseco, basta saperle proporre in maniera intelligente.

In alto a sinistra: Riccardo Bisazza, Fornace Orsoni Venezia 1888

 

Riccardo Bisazza ha sperimentato la scienza dei materiali e sviluppato il business del mosaico vetroso ricoprendo la posizione di CTO, COO e CEO presso TREND Group SPA. Nel 2016 è stato nominato Presidente dell’antica fornace Orsoni Venezia 1888 che fa parte del Gruppo TREND. La sua mission è di valorizzare la fornace Orsoni come patrimonio storico e culturale, trattandosi dell’ultima fornace rimasta attiva a Venezia che produce mosaico a foglia d’oro e più di 3.500 colori di smalti veneziani. Il suo impegno è quello di dimostrare che un’azienda artigiana può crescere ancor di più nella tradizione ed evolvere nell’innovazione: attraverso la salvaguardia della produzione artigianale a Venezia e con manifestazioni culturali sul mosaico e sul colore. Con questa intenzione ha costituito, assieme ad altri artigiani, la rete di impresa Alto Artigianato Venezia (AAV) e ha stretto partnership con le Università di Venezia (Ca’ Foscari, IUAV e Accademia di Belle Arti) per collaborare e realizzare progetti comuni finanziati da fondi europei dedicati alle imprese culturali.

Il design a Venezia?

 

Riccardo Bisazza: Non credo che Venezia sia riconosciuta proprio come città del design. Venezia ha uno stile, ha una cultura, che è più assimilabile all’arte.  A Venezia sono passate tante culture, le abbiamo accolte e dovremmo imparare come fonderle meglio nella contemporaneità. Secondo me una contaminazione di IUAV e Accademia di Belle Arti con studenti stranieri dovrebbe portare a delle cose diverse.
Ci sono dei motivi, delle “curve veneziane “, ma lo stile veneziano va contestualizzato.

 

Rodolfo Bevilacqua: L’unico design veneziano è l’arte. La miglior soluzione è stata raggiunta una volta dalla Biennale quando impresa storica e arte sono state messe in connessione: col Padiglione Venezia di qualche anno fa che presentava due artisti per ciascuna azienda ed è quello che ha fatto e sta facendo Homo Faber.

 

Riccardo Bisazza: C’è una fiera che si chiama Nomad, quella è un’espressione di pezzo unico di design venduto numerato come l’arte. Quello potrebbe essere un format interessante per Venezia altrimenti il design ci porta a Milano o a Parigi, a New York, a Londra. Venezia deve tenersi il suo valore di città d’arte, e il design lo può fare in quella forma: oggetto d’arte fatto a mano, oggetto di design numerato.

 

Rodolfo Bevilacqua: A Venezia ha senso.

 

Riccardo Bisazza: Venezia ha ancora oggi un nome importante, spendibile nel mondo di quei clienti che cercano l’unicità e la bellezza.

In alto a sinistra: dettaglio di Ristorante Adriatica, Il Palazzo Experimental
In alto a destra: Rodolfo Bevilacqua, Tessitura Luigi Bevilacqua

 

Di cosa avrebbe bisogno Venezia oggi.

 

Rodolfo Bevilacqua: Quando si istituiscono le zone economiche speciali vengono messe Murano, Porto Marghera per motivi ovvi, e non viene messa Venezia centro storico. A questo punto rendiamola zona franca! E’ facile lavorare a Venezia? Non è per niente facile.

 

Riccardo Bisazza: Non è facile, ma è una figata pazzesca!

 

Rodolfo Bevilacqua: Non è una fortuna, ce la siamo meritata!

 

Riccardo Bisazza: Si fa una fatica immensa ma è bellissima.

 

Rodolfo Bevilacqua: Hanno scritto in tanti sulle difficoltà e i costi di lavorare a Venezia. Ci serve una free zone!

 

Riccardo Bisazza: La Venezia del futuro per me dovrebbe essere un mix di gente innamorata di Venezia, come me; gente amante dell’arte, e di turisti stranieri acculturati. La città dovrebbe permettere di avere un mix di questi cultori d’arte assieme a veneziani un po’ più educati alla conservazione e al rispetto di Venezia. Essere nati qui non vuol dire poterla dare per scontata: Venezia è unica al mondo.

 

Rodolfo Bevilacqua: Venezia è unica al mondo ed è la città del mondo. Dovrebbe avere una governance che non va a toccare la Costituzione italiana, ma una governance morale internazionale che sia di propulsione e di controllo…

 

Riccardo Bisazza: Bisogna rispettarla questa città.

 

Rodolfo Bevilacqua: Deve essere rispettata, deve essere la capitale internazionale dell’arte: Venezia è arte! Quindi serve un conservatore…

 

Riccardo Bisazza: Un curatore della città?

 

Rodolfo Bevilacqua: Si, un curatore della città, un comitato, ma che abbia una visione d’insieme, a tutto campo e internazionale.

In alto a sinistra: Rodolfo Bevilacqua, Tessitura Luigi Bevilacqua e Riccardo Bisazza, Fornace Orsoni Venezia 1888

Riccardo Bisazza: La Venezia di 50 anni fa non l’ho vissuta ma me la raccontano molto diversa da oggi: quindi il mondo è cambiato, bisogna sapersi adeguare. Ma sei in una città che è talmente unica al mondo e ha un’identità di cultura e arte molto forte che non deve perdere e le persone che accettano queste cose sono le benvenute, le altre stonano. Alla fine è un’evoluzione naturale di quello che questa città deve dare.

 

Rodolfo Bevilacqua: La lobby culturale dovrebbe riuscire a dire la sua: ha la forza e i numeri per farlo.

 

Riccardo Bisazza: Devono portare gli artigiani a produrre quello che si faceva una volta, devono incentivare queste attività, altrimenti diventiamo una Disneyland..

 

Rodolfo Bevilacqua: Come fai a ripopolare se non c’è lavoro? Non puoi avere una città di pendolari che vengono a Venezia a dormire e vanno in terraferma a lavorare. Devi creare lavoro a Venezia.

 

Riccardo Bisazza: Non si può più lavorare solo nel turismo, bisogna creare qualcosa di diverso. Il turismo di qualità che viene proposto da Venice for ha bisogno di un cliente diverso e più clienti ci sono di quel tipo, più si forma una struttura solida. Ma se il veneziano non cambia la mentalità e non entra nell’ordine di idee che quel tipo di visitatore è un cliente da trattare bene, le cose non cambieranno. Bisogna da un lato educare i turisti e dall’altro coinvolgere i residenti creando un equilibrio aiutando chi come noi dice “io verrei a Venezia a lavorare, a fare l’artigiano”; incentivare un turismo d’arte, facendo vivere di arte del fare Venezia. Diamo arte e alto artigianato ai turisti, non le chincaglierie e il fast food. Venezia deve avere un business d’arte e artigianato. Venezia ha uno stile di vita unico, che la rende la città più umana al mondo. Arrigo Cipriani dice “A Venezia quando esci per strada ti senti nudo” puoi essere chiunque ma tanto sei a piedi anche tu! Questo fa si che chi arriva da fuori si mescoli con i locali e si immerga nell’arte. Non deturpiamola e portiamole rispetto per quello che è.

In alto a sinistra: Riccardo Bisazza, Fornace Orsoni Venezia 1888

I posti del cuore a Venezia.

 

Riccardo Bisazza: Io lascio sempre il cuore e mi sento a casa alla Peggy Guggenheim. Sono stato per anni socio con l’azienda, ma oltre a questo motivo, quando alla mattina mi sveglio presto, sono sempre uno dei primi davanti al cancello. Mi sembra di entrare a casa mia, vivo il giardinetto e penso come Peggy Guggenheim fosse una pazza visionaria. Il palazzo poi ha una storia di proprietarie stranissima, e ha una delle terrazze più belle di Venezia.

 

Rodolfo Bevilacqua: Per me gli spazi d’arte del cuore a Venezia sono due: la Basilica della Salute perché sono nato il 21 novembre; e la Scuola di San Rocco, perché è di una bellezza che a parole non si riesce a spiegare.

 

Riccardo Bisazza: Il mio posto preferito dove andare a mangiare è proprio fuori dalla Fornace Orsoni in Fondamanta di Cannaregio e si chiama Ogio. Il cuoco Samuele è creativo come me e ci intendiamo, fa cucina di qualità, veneziana in chiave moderna. La Rivetta a San Marco perché come raccontano le barzellette il cuoco e i camerieri non le racconta nessuno e poi i Rusteghi a Rialto perché Giovanni è un oste di quarta generazione, ricerca molto la qualità ed ha un approccio molto professionale.

 

Rodolfo Bevilacqua: I ristoranti preferiti….(sospira) diciamo il più recente Quadri perché è nato questo rapporto fantastico con Philippe Stark e gli Alajmo– (Tessitura Bevilacqua ha rivestito di broccatelli il ristorante in occasione del restauro effettuato dagli architetti Marino Folin e da Philippe Starck, ndr) – però non posso non pensare alla Clemi a Follina.

 

Riccardo Bisazza: Il mio consiglio per chi viene per la prima volta a Venezia? Fare come ho fatto io, vai a piedi, lasciati conquistare da Venezia, perditi volentieri, sorprenditi e rispetta questa città.

 

Rodolfo Bevilacqua: Prenditi una giornata di nebbia a novembre, e perditi. E soprattutto, Venice for!

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