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Vivere la Laguna Viva. Jane Da Mosto e Marcantonio Brandolini d’Adda sull’ecosistema veneziano.

19 ottobre 2020, Sudest 1401, Dorsoduro, 1401
Parole di Claudia Malfitano
Immagini di Camilla Rigo Langé

Venezia è una città lagunare senza tempo ma è anche una specie di organismo pulsante dall’esistenza incerta,  che soffre dei cambiamenti climatici più di altri posti. Immortale e scolpita nel marmo se vista da fuori, è in realtà fragile e sembra sfaldarsi al solo tocco di chi ci abita e che ogni giorno raccoglie e sistema con pazienza un suo pezzo.

Jane Da Mosto è una scienziata e si occupa amorevolmente di Venezia da molti anni con la sua NGO We are here Venice,  al motto di “Venezia per i veneziani, Venezia per il mondo”. Marcantonio Brandolini d’Adda, Creative director e presidente di LagunaB, crea oggetti in vetro di Murano e studia l’impatto di questa produzione su Venezia e laguna cercando di sensibilizzare la comunità locale. Entrambi hanno un obiettivo comune: continuare a fare vivere Venezia.

In alto a sinistra: Marcantonio Brandolini d’Adda e Jane Da Mosto.

Come siamo arrivati ad oggi.

 

Jane Da Mosto: Nessuno di noi ha avuto molta scelta rispetto al vivere a Venezia. Tu sei nato qua?

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: No, ma è come se fossi nato qua..

 

Jane Da Mosto: E io sono qua perché ho sposato mio marito Francesco che stava qua.

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: Dove vi siete incontrati?

 

Jane Da Mosto: Qui a Venezia.

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: E cosa facevi qui?

 

Jane Da Mosto: Venivo qui perché mia madre aveva una casa qui, ed ero contenta di venire a Venezia come semplice visitatrice. Ricorderò sempre questa esperienza: ero felice a Venezia anche se non conoscevo tanta gente, stavo bene a Venezia grazie alla laguna, semplicemente stando a contatto con l’acqua, le barene. Avevo spesso amici con me, sia da Londra che da Milano dove lavoravo. Sono nata in Sudafrica, poi sono vissuta a Londra da quando avevo 12 anni, e poi sono andata ad Oxford poi ho lavorato, poi sono andata all’Imperial College e poi non volevo più lavorare perché avevo imparato tanto di economia e scienze ambientali che non vedevo come tornare nel mondo del lavoro. Ho vinto una borsa di studio a Milano alla Fondazione Enrico Mattei. Lavoravo lì e venivo a Venezia nei weekend se non avevo altro da fare.

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: Ma quanti anni avevi?

 

Jane Da Mosto: 25-26.

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: E venivi qui anche in estate?

 

Jane Da Mosto: Sì.

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: Quando penso a te non penso mai a qualcuno arrivato da fuori…penso sempre a qualcuno che è sempre stato qui.

 

Jane Da Mosto: Sì ma non è stata una scelta attiva quella di stare qui anche se ognuno di noi in un certo modo avrebbe la libertà di stare altrove. Però secondo me sentiamo un po’ questo dovere, per cui uno accetta volentieri di stare qua.

In alto a sinistra: scorcio del ristorante Sudest 1401 e dell’installazione Laguna Viva.

In alto a destra: Marcantonio Brandolini d’Adda.

Marcantonio Brandolini d’Adda è il direttore creativo e presidente di LagunaB.
LagunaB è un’azienda che produce oggetti di vetro fondata nel 1994 da Marie Brandolini, che ha tradotto il suo spirito artistico e il suo amore per Venezia, dove si è trasferita da Parigi, in una collezione di oggetti per la tavola artigianali. In particolare, Marie ha sperimentato colori, motivi e tecniche per offrire un’interpretazione contemporanea dei bicchieri “Goto de fornace” di Murano.
Nel 2016 il figlio di Marie Marcantonio dopo essere stato all’estero è tornato nella nativa Venezia per prendere il timone dell’attività della madre.
Mentre le creazioni di Marie rimangono al centro del marchio, Marcantonio e i suoi partner commerciali, Alvise e Tommaso, stanno guidando l’evoluzione di LagunaB in un’azienda contemporanea. Grazie a un team di giovani veneziani, oltre a una visione lungimirante della comunicazione, LagunaB mira a evidenziare le potenzialità di Venezia non solo come una città bella e storica, ma anche come un ambiente di lavoro unico e destinazione di stile di vita per una comunità globale. Radicata in un insieme di valori, che includono collaborazione, e consapevolezza, LagunaB lavora su più fronti per sviluppare progetti con un impatto significativo sulla promozione della creatività e dell’artigianato, nonché di pratiche socialmente e ambientalmente responsabili.
Dal punto di vista creativo ed educativo, LagunaB collabora con la Pilchuck Glass School, di Washington (USA) e guidata da Tina Aufiero e Alice Diaz De Santillana, per sviluppare il programma di scambio “Autonoma” volto a portare nuova energia e vitalità al Comunità del vetro veneziano e, allo stesso tempo, dare la possibilità alle nuove generazioni internazionali di scoprire le potenzialità del distretto manifatturiero del vetro di Murano, come fucina di ricerca, innovazione e formazione.
Al fine di contribuire al pianeta e sostenere la protezione dell’ecosistema di Venezia, LagunaB collabora con il gruppo no profit di difesa ambientale We are Here Venice al progetto “Offset”, finalizzato al bilanciamento di parte delle emissioni di Co2 prodotte attraverso la produzione e la spedizione del vetro ripristinando parte delle saline della laguna veneta.

Marcantonio Brandolini d’Adda: Capisco cosa vuoi dire…

 

Jane Da Mosto: Radici! Uno può anche tagliarle, ma devi curarle prima di fare una scelta più violenta…

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: Una scelta egoistica, nel termine positivo del termine?

 

Jane Da Mosto: Non lo so, io sto qua volentieri anche se è difficile. Ma sarebbe difficile ovunque. “La vita – come diceva Bobo Ivancich – ha alti e bassi”.

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: Per me è come se fossi nato qui e poi sono andato via a 15 anni, sono tornato a 25 perché sentivo le radici, come dici tu. Quel senso di appartenenza che è importante nella vita. In nessun altro posto dove sono stato mi sono sentito di appartenere. Appartenere a persone magari si, ma ad altri luoghi mai.

 

Jane Da Mosto: É il modo di vivere di Venezia che ti fa sentire di appartenerle.

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: Sì lo stile di Venezia è pazzesco. Prendi ad esempio ieri, una giornata pazzesca di ottobre: ho fatto il bagno, nuotato, mangiato tantissimo. Ho camminato un’ora al Lido, poi sono andato a San Rocco, non ci ero mai stato in vita mia.

 

Jane Da Mosto: E che effetto ti ha fatto vederlo?

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: Non è il mio genere ma è molto bello. Siamo stati a San Rocco, abbiamo preso la barca siamo andati al Lido, lì abbiamo preso una bici, abbiamo fatto un bagno, nuotato, mangiato a Malamocco…è anche troppo bello! Il problema è che sei distaccato dalla realtà del mondo fuori da Venezia. Quando vado a Milano mi sento a disagio…mi dico, cosa cavolo faccio adesso qui?

 

Jane Da Mosto: Anche io sempre di più a Milano mi sento sfasata. Non direi troppo bello, ma è troppo bello perché non sentiamo l’urgenza del cambiamento di sistema che ci vorrà per sopravvivere, e insieme stiamo lavorando a progetti molto costruttivi e positivi però per quanto riguarda la posizione di We Are Here Venice non possiamo ignorare il fallimento di fondo del sistema. Possiamo fare molto con i progetti ma non tutto e stiamo cercando anche di operare in un’altra dimensione per poter completare l’opera in un certo senso.

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: É per questo che il nostro progetto OFFSET nasce da esigenze di We Are Here Venice e LagunaB; da parte di LagunaB l’esigenza è di cercare di bilanciare le emissioni di co2 che vengono prodotte dalla creazione e spedizione delle nostre opere, insomma il carbon footprint localmente. Quindi bilanciare il nostro carbon footprint attraverso delle opere di rigenerazione dell’ecosistema lagunare. Siamo quasi pronti a partire.

 

Jane Da Mosto: Sappiamo bene cosa vogliamo e dobbiamo fare, mancano solo gli ultimi step.

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: É tutto pronto, c’è il progetto, i fondi, la strategia di comunicazione mancano gli ultimi pezzi della parte burocratica, ma partiremo presto. L’idea è che a primavera 2021 avremo qualcosa di concreto da mostrare, come l’installazione “Laguna Viva” che vediamo qui.

In alto a sinistra: vista dalla porta acquea di Sudest 1401.

In alto a destra: Jane Da Mosto.

 

Jane da Mosto, nata in Sud Africa e cresciuta a Londra, è una scienziata ambientale e attivista. Ha studiato all’Università di Oxford e all’Imperial College di Londra e ha lavorato come consulente per lo sviluppo sostenibile e ha svolto ricerche sui cambiamenti climatici e l’ecologia lagunare. Residente a Venezia dal 1995, Jane ha fondato nel 2015 We are here Venice (WahV), una ONG che opera come think tank transdisciplinare e piattaforma di attivisti con la missione di cambiare il futuro della città, evidenziando la necessità di proteggere la laguna e ricostruire una popolazione residente più resiliente.

Jane Da Mosto: La storia di questa installazione è un esempio del modo positivo in cui cerchiamo di agire. In questo caso tramite il collettivo di architetti Assemble invitato dalla fondazione VAC, a proporre qualcosa per il giardino che era diventato un cantiere durante il restauro del palazzo. Assemble fa progetti legati alla comunità locale e non si sentiva di fare un progetto per Venezia non essendo di qui; dunque hanno chiesto a noi di We Are Here Venice di pensare qualcosa di significativo per la zona.
Era luglio, c’era un caldo allucinante e stare qui in giardino era un sofferenza e stavamo quasi per rinunciare! Sembrava inevitabile che qualsiasi cosa avremmo fatto sarebbe stata brutta perché il sole avrebbe bruciato tutto, e con i lavori di ristrutturazione era sopravvissuto solo questo albero del giardino. Però poi ho avuto l’idea di proporre di riportare la laguna a Venezia…prima o poi tutti i miei pensieri portano alla laguna di Venezia! E Assemble ne è stata contenta perché avevano iniziato a produrre queste piastrelle con Granby Workshop a Liverpool, un posto dove devi assolutamente andare, prenditi 2-3 giorni per stare a Liverpool! A Granby c’è un’area della città completamente abbandonata, piccole casette di operai ormai cadenti e a rischio di speculazione edilizia. E in modo simile a come opera We Are Here Venice, un imprenditore locale che aveva fatto più soldi di quelli che gli servivano e voleva fare qualcosa per la sua zona, ha contattato Assemble e ha detto “ci sono poche persone rimaste a vivere qui, e ci tengono molto alla comunità locale che comunque sopravvive” e Assemble ha avuto l’idea di cominciare il progetto,  e di restaurare le case invece che farle abbattere e poi dare posti di lavoro con queste piastrelle. Hanno cominciato facendole e poi adesso raccolgono anche le ceramiche rotte e le riutilizzano con una nuova tecnica. Assemble era molto felice di fare vasche per la barena e fare molte più piastrelle! Abbiamo triplicato il numero di piastrelle! E il fondatore della fondazione è un ingegnere e voleva sapere qualsiasi dettaglio di come avrebbe funzionato la barena. Ma è la natura che muove la barena! Sono le piante che si occupano di sé stesse. C’è un po’ di ingegneria col riciclo d’acqua che simula la marea e fa andare su e giù l’acqua ma per il resto fanno tutto le piante.

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: É veramente bella.

 

Jane Da Mosto: Hai visto dentro al bar come sta crescendo il gelsomino? É tutto un sistema di luci agricole che simulano il giorno e la notte. Le felci soffrono un po’ perché sono delicate, ma il gelsomino sta bene con le luci agricole.

In alto a sinistra: Marcantonio Brandolini d’Adda e Jane Da Mosto.

Il vetro a Venezia e la sostenibilità.

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: Quello della sostenibilità del vetro è un discorso molto ampio. Noi adesso stiamo iniziando ad avere una chiara visione di cosa sia il nostro impatto ad oggi lavorando quasi al 90% secondo le tradizioni muranesi. Questo significa che tutte le produzioni di vetro che facciamo ad oggi sono di regola lavorazioni muranesi classiche. Abbiamo fatto dei piccoli miglioramenti, molto piccoli in confronto a quello che dovremo fare in futuro.

 

Jane Da Mosto: Per esempio?

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: Intanto riuscire a spedire tutte le nostre opere non utilizzando plastiche è stato il nostro primo passo. Cosa comunque difficile da fare con il vetro. Dopodiché abbiamo iniziato questo processo con l’Università di Padova per capire dove e come diminuire il nostro impatto che ad oggi è misurato con le emissioni di co2 quindi avendo una mappa ben chiara di dove siano i nostri impatti, riusciamo a capire dove intervenire. Per esempio, prendiamo il mining delle materie prime: il mining delle materie prime rappresenta il 5% del nostro footprint, come facciamo a diminuire l’impatto dell’estrazione delle materie prime? Con l’Università di Padova andremo a capire come ridurlo con una ricerca sul waste management, il waste management locale ti aiuta a capire se è positivo riciclare, usare il vetro riciclato o se non è positivo. Sono delle ricerche fanno capire la strada migliore da intraprendere, perché non sempre le strade si sostenibilità sono scontate o vincenti per un futuro. C’è molto cliché o ipocrisia, anche sui temi legati al riciclo. Bisogna andare nel dettaglio delle cose. Non è una scelta di marketing riuscire ad avere un prodotto rigenerativo e che porta benefici. Intendiamo andare in dettaglio sul waste management, anche con la ricerca che stiamo facendo con Durk Valkema, l’ingegnere olandese che ci sta studiando un modo ingegneristico per avere una fornace molto più efficiente di quelle classiche muranesi che stiamo usando oggi: fornaci che abbiano anche qualche modo di riutilizzare il calore in uscita per generare elettricità. Lo studio della parte legata alla comunità poi ci aiuterà a capire come il nostro prodotto possa portare benefici alla comunità globale del vetro, per poi espanderci verso anche altri tipi di mestiere, attraverso dei progetti collaborativi comunitari insieme a Pilchuck Glass School che è un’istituzione americana clou del vetro internazionale contemporaneo. L’obiettivo a 5-10 anni è avere un’azienda che abbia una sede fisica produttiva evoluzionaria, non rivoluzionaria, per Murano. Un sistema produttivo che si evolve con una fornace efficiente, un sistema circolare.

In alto a sinistra: dettaglio di Laguna Viva.

In alto a destra: dettaglio di Marcantonio Brandolini d’Adda.

 

Il progetto “Laguna Viva” è stato sviluppato da We Are Here Venice con Assemble. L’intera area è ricoperta da mattonelle prodotte da Granby Workshop, un’impresa sociale di Liverpool (UK) fondata da Assemble nel 2014. Le vasche sono state concepite da We Are Here Venice per approfondire la riflessione in corso sul rapporto intimo e reciprocamente dipendente tra Venezia e il suo contesto, come seguito dell’esperimento riuscito da Jane Da Mosto e muf architecture/art, presentato al Padiglione Gran Bretagna in occasione della 12. Biennale di Architettura del 2010. Sono un microcosmo delle caratteristiche aree basse che emergono leggermente dall’acqua e rappresentano l’habitat vitale della Laguna, detto “barena”.

Jane Da Mosto: Quando spedite i vostri prodotti dovreste inserire un messaggio sulla vostra missione ambientale! Una piccola scheda che informi sui vostri impatti che state lavorando a risolvere! E’ importante fare informazione ed educare chi compra. Noi siamo fissati con questi temi, ma tante altre persone non lo sono, e magari questo è un altro canale utile a generare una consapevolezza!

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: Quello è sicuramente un ruolo che l’azienda deve avere. Lo stiamo facendo già in parte. Comunque in futuro LagunaB avrà questo luogo fisico a Murano. E ci auspichiamo che Murano possa essere di nuovo orgogliosa e ritorni ad essere la capitale mondiale del vetro. Perché lo è stata ma non lo è più. Deve slegarsi da cose come l’estetica e la tecnica e pensare ad altro, ad innovare.

 

Jane Da Mosto: Chi vi ascolta a Murano? É facile?

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: C’è molta apertura, ci ascoltano tutti. Noi collaboriamo con più fornaci.

In alto a sinistra: dettaglio di Jane Da Mosto.

In alto a destra: dettaglio di Sudest 1401

Di cosa ha bisogno oggi Venezia.

 

Jane Da Mosto: É molto semplice: più posti di lavoro, più opportunità di lavoro, per aumentare i residenti. Chi vuole vivere qua non trova una casa, sono tutte seconde case di chi non abita qui. Con più residenti ci sarebbero più servizi e prodotti e si potrebbe anche dare da mangiare a più attività produttive. Non ci sono città che so io con una tale quantità di spazi inutilizzati. Ci vorrebbe un altro pomeriggio intero per discutere il potenziale di questi spazi! Intanto Venezia per me è fare usare gli spazi e magari non solo per alberghi, ma per abitazioni. Per chi vuole vivere qui non solo pochi giorni. Ha una qualità di vita tale di cui tanti dovrebbero poter godere.

 

Marcantonio Brandolini d’Adda: Hai ragione. Ci vorrebbe una forte agenzia di comunicazione che comunichi al mondo il grande potenziale di Venezia. Un’entità esterna forte che comunichi il potenziale di Venezia, per investire a Venezia.

 

Jane Da Mosto: New York negli anni 80 era molto pericolosa, noi siamo andati in luna di miele nel ’95 e mio fratello ha detto “non prendete i taxi gialli, perché rischi di non arrivare”, noi li abbiamo presi lo stesso, erano messi male e spesso i conducenti non parlavano inglese. Poi hanno cominciato ad sistemare la raccolta dei rifiuti, problema legato alla corruzione. É inutile ignorare la corruzione visibile ad occhio nudo a Venezia, non voglio crearmi più nemici di quelli che ho già, ma non si può pensare che non ci sia.

In alto a sinistra: Jane Da Mosto.

In alto a destra: Marcantonio Brandolini d’Adda.

Marcantonio Brandolini d’Adda: Ci sono mille cose da fare. Bisogna che ognuno faccia bene quello che sa fare bene. Se fai vetro devi farlo al meglio, se ti occupi di ambiente devi farlo al meglio.

 

Jane Da Mosto: Noi diciamo sempre “Venice for the Venetians, Venice for the World”: Venezia ha bisogno di più residenti e poi saprà curare se stessa. Perché non c’è niente come una persona che vive qua per notare quello che non va e cercare di aggiustarlo. Le persone che ci vengono in vacanza non vedono, e non possono fare niente.
Sono andata con la famiglia a Berlino, con Airbnb per 4 giorni. Venendo via e chiudendo la porta di questo appartamento completamente anonimo, di una persona che vive all’estero e affida la chiave ad un’altra persona che non vive nemmeno lì e non sapeva nemmeno indicarci dove andare a bere un caffè, mi sono resa conto che la pianta in entrata stava perdendo tutte le foglie perché in quei quattro giorni mai mi era passato per la testa di darle da bere. Credo che questa sia una buona metafora della differenza di approccio alla vita quotidiana di chi vive in un posto e della mentalità del turista di massa.

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